Il 2 aprile ricorre la giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, una patologia neurologica ancora poco conosciuta. Per questo motivo si è ritenuto necessario istituire un’occasione di riflessione sui disturbi dello spettro autistico (ASD – Autism Spectrum Disorder), in modo da arginare lo stigma sociale e le false informazioni al riguardo.
Cos’è l’autismo
L’autismo, che ormai viene preferibilmente definito come una complessità di disturbi dello spettro autistico, è una patologia del neuro-sviluppo che comprende linguaggio e comunicazione, in cui si riscontrano soprattutto:
- Difficoltà nell’interazione sociale
- Interessi circoscritti
- Azioni stereotipate
- Comportamenti ripetitivi
Da quanto appena evidenziato emerge con chiarezza che l’autismo coinvolge diverse condizioni riguardanti le abilità sociali. Per questa ragione non esiste un’unica patologia ma tanti sottotipi generati da una combinazione di fattori genetici e ambientali.
Si ritiene che circa il 31% dei bambini con ASD non sia colpito solo da una disabilità verbale ma anche intellettiva, mentre un numero leggermente inferiore oscilla tra una condizione di deficit intellettivo media e medio-bassa.
Quali sono le sfide dell’ASD
Ogni persona colpita da autismo si trova ad affrontare una serie di ostacoli nella vita quotidiana, dalle modalità di apprendimento alla risoluzione di problemi più vari. Ad esempio, i bambini con ASD manifestano difficoltà nell’interazione sociale, nella comprensione del pensiero e comportamento altrui, e trovano difficile esprimere le proprie emozioni con parole o attraverso il linguaggio non verbale. In molti casi l’autismo si accompagna a una risposta insolita e inaspettata a persone, rumori e suoni, un estremo attaccamento agli oggetti e alla routine.
Alcune persone possono avere bisogno di un supporto costante; altre, invece, riescono a vivere in maniera autonoma. Sebbene le forme più comuni di ASD riguardino lo sviluppo cognitivo, non sono rari i casi in cui si riscontrano abilità eccezionali in alcune aree, come la matematica, il disegno, suonare uno strumento, o la memorizzazione di nozioni, fatti e immagini.
Come si diagnostica l’autismo
Non esistono analisi di laboratorio che possano confermare la diagnosi di ASD. Questa, dunque, resta esclusivamente clinica, demandata solitamente a diversi specialisti nel campo della neurologia, della psichiatria infantile, psicologia e logopedia. Questi professionisti si basano sull’osservazione del bambino ed eseguono dei test specifici che, in base anche alle esperienze raccolte dai genitori, sono determinanti nella ricerca di una diagnosi.
Per stabilire se il bambino sia effettivamente affetto da DSA, i medici specialisti fanno riferimento alla classificazione internazionale dei disturbi mentali, ovvero il DSM V. Prima di questa versione, invece, esisteva il DSM IV che distingueva diverse forme di disturbo:
- autistico
- di Asperger
- disintegrativo della fanciullezza
- sindrome di Rett
- pervasivo non specificato (NAS)
Attualmente questi sottogruppi si riuniscono nell’unica categoria generale dei DSA, a eccezione della sindrome di Rett, identificata come una malattia di tipo essenzialmente neurologico. Il DSM V, inoltre, individua un’altra forma di autismo, ovvero il disturbo della comunicazione sociale, che prevede un deficit nel linguaggio pragmatico, ovvero l’incapacità, in sostanza, di riconoscere la relazione tra le parole e il contesto sociale in cui vengono espresse.
Quali sono le cause
È stato riconosciuto che l’autismo non dipende da fattori etnici o sociali, né dal livello di istruzione della famiglia d’origine. Le cause determinanti nella manifestazione dei disturbi dello spettro autistico sono pertanto ancora sconosciute. Tuttavia, sembra verosimile pensare a un insieme di condizioni che possano in qualche modo essere coinvolte nello sviluppo dell’autismo. Queste possono esprimersi in alcune categorie di rischio, di natura genetica e ambientale, le cui combinazioni possono manifestarsi in maniera diversa in ciascun bambino.
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